Cortesie per gli ospiti e degustazioni di sake tra i Kimono della collezione Manavello in mostra a Gorizia.
Ci sono luoghi anche nelle città di provincia in grado di attrarre eventi di respiro internazionale, frutto di scelte espositive azzeccate e di altissimo livello, capaci di trasformare una manifestazione in un’occasione di dialogo tra culture apparentemente lontane dal punto di vista geografico ma che si sono vicendevolmente influenzate in campo artistico e culturale.
E’ il caso della mostra in corso fino al prossimo 17 marzo al Museo della Moda di Gorizia, in cui sono esposti circa 40 esemplari tra kimono e haori (sovrakimono) provenienti dalla collezione privata di Lydia Manavello. L’esposizione racchiude i kimono prodotti in Giappone tra il 1900 e gli anni ’40, epoca in cui il Paese del Sol Levante era finalmente uscito da un lungo periodo di isolamento di stampo feudale, stabilendo una sorta di fil rouge con l’Occidente destinato ad introdurre mutamenti di stile in entrambe le società.
Tra i pochissimi musei dedicati alla moda presenti sul territorio nazionale, quello di Gorizia, diretto dalla co-curatrice della rassegna Raffaella Sgubin, è ora anche la prima realtà italiana ad indagare questo particolarissimo settore dell’arte legato alla conoscenza di alcuni magnifici esemplari di tessitura e stampa in cui il Giappone si mostra in tutto il suo splendore.
Non si tratta solamente di abiti ma di vere e proprie opere d’arte di una bellezza colta e raffinata, evocata attraverso elementi tradizionali dalla natura rielaborati in chiave moderna a cui si affiancano patterns più audaci e contemporanei desunti dalle avanguardie artistiche del primo Novecento, tra cui il Cubismo ed il Futurismo.
Questa rassegna coglie, infatti, attraverso il kimono un vero proprio spaccato della civiltà giapponese in uno specifico momento storico in cui gli abiti riproducono fedelmente l’evoluzione del gusto e le influenze estetiche di matrice occidentale della società nipponica e che, di converso, ritroviamo nelle collezioni della prossima Primavera Estate 2019 , a testimonianza che il proficuo scambio tra le due culture è più che mai attuale e fecondo.
Un esempio fra tutti i meravigliosi Geta sandals, rivisitati e proposti da Ferragamo e Jil Sander, o nell’abbigliamento gli abiti a fantasia che sembrano un caleidoscopio di forme, colori e temi floreali di richiamo orientale, fino alle proposte intrise di purezza e rigore assoluto create con linee geometriche minimal chic, di un’eleganza senza tempo.