“Di una città non godi le sette o le settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda” (Italo Calvino Le città invisibili)

Londra è da sempre la mia città ideale, la sola che ha saputo rispondere adeguatamente alle sfide professionali che ho affrontato in varie fasi della mia vita, ispirandomi con la sua energia cosmopolita ed il suo stile e gusto internazionale.
Una città che mi appartiene nel profondo dell’anima e che ho fatto mia prima ancora di visitarla, attingendo ai ricordi di mia zia Giuliana, che lì aveva vissuto nei favolosi anni Sessanta della Swinging London e che, di rimando, sono diventati parte di me, forgiando la mia personalità ed orientando i miei gusti.
In quei mitici anni la città era l’epicentro culturale della ribellione creativa giovanile e tutto quello che nasceva a Londra diventava subito un fenomeno di massa su scala mondiale, come avvenne con la minigonna disegnata da Mary Quant per Twiggy – il volto del momento – che, con il suo fisico androgino ed occhi da cerbiatto, interpretava alla perfezione il rinnovamento culturale dei costumi nell’era dei Beatles.
Il potere di essere cool e ribelle Londra lo ha poi mantenuto anche nei seventies, anni di grande effervescenza per la capitale britannica, scanditi dai suoni sguaiati e violenti del punk della prima ondata.
Con i tipici accessori fetish, le spille da balia, i pantaloni in pelle, le borchie, le scarpe clipper e le creste colorate, gruppi punk rock come i Sex Pistols hanno influenzato un’intera generazione all’insegna dell’eccentricità e della provocazione, consacrando Vivienne Westwood – moglie del loro produttore musicale – quale stilista di riferimento.
A contrastare questa carica di aggressività, faceva da contralto l’ambiguità sessuale di David Bowie, che trasformandosi nell’alieno Ziggy Stardust cambiò per sempre l’iconografia della cultura pop, scalando le classifiche con il suo glam rock caratterizzato da suoni duri abbinati a look raffinati e soft, impreziositi da raso, lustrini e paillettes.

Quando nel 1986 sono approdata a Londra per lavorare come buyer per Benetton, in città cominciava già a stemperarsi quel clima tipicamente underground e nell’abbigliamento stava emergendo una nuova e geniale corrente creativa, dettata da stilisti emergenti e rivoluzionari come
Jean-Paul Gaultier, Alexander McQueen e, primus inter pares, il mio preferito: John Galliano, “Designer of the year” nel 1987 su indicazione del British Fashion Council.
Allora, per acquistare alcuni pezzi culte proibitivi di Galliano, che tuttora conservo nel mio guardaroba come preziose reliquie, aspettavo con impazienza il fischio d’inizio dei saldi della boutique londinese Browns in South Molton Street , il tempio del lusso e delle tendenze situato a pochi passi dal negozio in cui lavoravo.
Per me sono stati anni irripetibili, di ineguagliabile originalità e capaci di propagare nelle decadi future codici universali ante web.
A Londra ho trovato un centro nevralgico di energia, dove tutto sembrava possibile e la moda era frutto di un compromesso tra lo street style ed i look memorabili (e provocatori) di icone come Madonna, che con il suo Blond Ambition Tour nel 1990 segnò per sempre un’epoca .
La mia formazione è cominciata lì, in questa metropoli che mi insegnato a proiettare lo sguardo in maniera dinamica verso il futuro, alla ricerca di competenze sempre nuove ed all’avanguardia, come quelle che ho acquisito frequentando lo Style Coaching Institute®lo scorso aprile.
Il valore aggiunto di questa full immersion è quello di certificare, su scale internazionale, dei veri e propri Style Coach™, strutturando delle competenze specifiche e molto tecniche di Life Coaching, PNL e Comunicazione, per affiancare i clienti nella definizione dei propri valori personali e non solo di immagine.
Un’armonia d’insieme tra la nostra proiezione esteriore ed i nostri obiettivi, questo è il punto di arrivo di una nuova filosofia di consulenza dall’approccio olistico, il cui perno è la crescita personale e lo sviluppo del nostro potenziale inespresso come parte integrante di un’ immagine vincente.

E’ stata un’esperienza meravigliosa davvero entusiasmante, che ho fortemente desiderato per aprirmi a nuovi orizzonti professionali nell’ambito della consulenza d’Immagine e che idealmente chiude un cerchio di un percorso iniziato tanti anni fa in una città con cui sono rimasta in dialogo continuo, e nella quale mi riconosco in una grammatica di luoghi che mi appartengono nell’intimo.